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22/10/2013 - SILP

Cpsa Pozzallo. Poliziotti ma non aguzzini

 

CPSA di Pozzallo. Non mancano i problemi, ma non ci sono aguzzini

Il segretario generale Pluchino illustra pregi e difetti del centro

 

 “Il sistema di accoglienza dei migranti e di gestione dell’immigrazione irregolare, con i vari tipi di Centri che ne fanno parte, è tutt’altro che perfetto, siamo i primi a sostenerlo” – commenta Giorgio Pluchino, segretario generale della  SILP CGIL di Ragusa, sindacato di Polizia che da mesi denuncia i problemi legati al Centro di Primo Soccorso di Pozzallo.

Ma non possiamo accettare di essere dipinti come spietati aguzzini in una specie di campo di concentramento, che infieriscono sistematicamente su persone sfinite da giorni in mare, su donne e su bambini in lacrime, anche con “manganelli elettrici” (che non abbiamo in dotazione, per inciso), come affermerebbe “Il Fatto Quotidiano”. E’ un’accusa insopportabile ed inaccettabile per tutti i poliziotti che, sotto pressione ormai da mesi, lavorano in quel Centro, in prima linea, a fronteggiare un’emergenza di proporzioni enormi con le risicate risorse di sempre.

Vi raccontiamo noi quello che succede ogni giorno, ormai da mesi, dentro il Centro di Pozzallo.

E se non volete credere ai poliziotti, chiedetelo agli operatori della Protezione Civile, al personale medico e paramedico, a chi lavora ogni giorno dentro il Centro.

Chiedetelo a organizzazioni come Save the Children, l’UNHCR o Medici senza Frontiere, che hanno frequentissimi contatti con i migranti; a qualunque cittadino pozzallese, che incontra per la strada gli ospiti, che entrano ed escono liberamente, o che osserva tranquillamente quel che succede nel cortile del Centro mentre passeggia sulla strada che costeggia il porto. Non vogliamo raccontarvi favole, il Centro non è un hotel a cinque stelle, e neanche una dignitosa pensioncina.

E’ un buon tetto sulla testa, dove si dovrebbe arrivare appena sbarcati e restare il tempo appena necessario, e dove mentre si soccorre, si accoglie, si aiuta, si deve anche dare risposta alle procedure di legge, alle indagini, alle stramaledette “carte”.

Dove, è successo, succede, e succederà ancora, che una volontà e un dovere, spesso in conflitto fra loro, si incontrino e si scontrino, almeno finché non cambieranno le norme attuali.

In tutto ciò noi poliziotti, conclude Giorgio Pluchino, nonostante i rischi, le resistenze, i diabolici meccanismi burocratici, gli orari assurdi, la stanchezza, cerchiamo di tenere in conto la dignità degli uomini, di tutti gli uomini. Anche di quelli in divisa, dei quali, come sindacato, abbiamo spesso raccolto il disagio del trovarsi a fare il loro dovere dentro a situazioni di inevitabile, enorme tensione, con tutta la professionalità, il buon senso e l’umanità possibili, di fronte magari a gruppi di persone con in mezzo donne e bambini.

Bambini, si, che quando li guardi hanno tutti gli stessi occhi, lo stesso sorriso, le stesse lacrime: quelli dei tuoi figli.

Così al Centro i poliziotti, insieme a caschi e scudi, hanno portato anche merendine e qualche gioco, per quei bambini.”

L’Ufficio Stampa