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11/06/2010 - UFFICIO STAMPA
Epifani: «Non abbassare la testa»

Dall’Unità dell’11 giugno 2010

 

 

di Rinaldo Gianolatutti gli articoli dell'autore

Scioperare, lottare, reagire senza piegare la testa per difendere gli spazi di democrazia e cambiare profondamente la manovra economica del governo. Guglielmo Epifani ha appena concluso l’attivo dei delegati della Cgil Lombardia a Suzzara ed è soddisfatto della capacità di reazione e di mobilitazione del suo sindacato: «La Cgil si dimostra anche in questo momento estremamente difficile un’organizzazione solida, responsabile, capace di comprendere e di rappresentare gli interessi di milioni di cittadini, lavoratori, donne, giovani».

Epifani, cosa diciamo di quest’Italia? C’è il bavaglio per l’informazione, la minaccia alla magistratura, l’attacco alla Costituzione e una stangata economica su lavoratori e famiglie.
«Attraversiamo una fase molto pesante sotto il profilo sociale perché la crisi economica e finanziaria non è finita, è in una nuova fase dove più grave sarà l’impatto sulla disoccupazione. Le misure economiche sono gravi perché toglieranno spazio a qualsiasi ipotesi di ripresa. In più assistiamo a un tentativo di ridurre gli spazi di libertà, in particolare per l’informazione, questo bavaglio ai giornali e un grave danno, anche per le indagini giudiziarie in un paese come il nostro dove sono in corso importanti indagini e processi. A completare questo quadro c’è una riduzione degli spazi del confronto con le forze sociali, c’è un’esaltazione della centralità delle imprese al di fuori di ogni logica, il governo vara una manovra di 24 miliardi e non discute con la più grande forza sociale del paese, la Cgil».

Come si reagisce a questa deriva?
«La Cgil non arretra, starà in campo con intelligenza, senza settarismi, senza chiusure, ben sapendo che questa battaglia sull’informazione e sulla manovra si basa sulla difesa di principi solidali e liberali che dovrebbero interessare tutti»

Quale pericolo vede per l’informazione?
«Non solo il bavaglio, ma il conformismo, l’autocensura di giornali e giornalisti. Oggi i quotidiani danno con grande evidenza la notizia che in coda alle trasmissioni saranno indicati i compensi di giornalisti e artisti, però viene passata sotto traccia la notizia che andiamo verso il divorzio tra Rai e Sky e questo non è un vantaggio per gli utenti, è una scelta industriale segno dei tempi che fa gli interessi di un gruppo ben preciso. Le tv hanno oscurato la grande manifestazione della Cgil il 2 giugno a Milano, abbiano sfilato in decine di migliaia con le bandiere tricolori e i tg hanno fatto finta di niente. I giornali della destra hanno scritto che la Cgil occupa Milano con il tricolore. Noi celebriamo e difendiamo la Repubblica e la Costituzione».

Cosa farà adesso la Cgil?
«Non ci perdiamo d’animo. Sabato faremo una grande manifestazione a Roma del pubblico impiego, a fine mese ci sarà lo sciopero generale che prepareremo in tutto il Paese. La Cgil aderirà alle iniziative del sindacato dei giornalisti per la libertà di stampa».

Dal mondo politico è arrivato qualche segnale?
«Ho avuto un incontro molto positivo con il segretario del pd Pierluigi Bersani. Ho apprezzato la decisione del pd di essere presente sabato alla nostra iniziativa e la scelta di Bersani di convocare una manifestazione di protesta del suo partito. Altro che concorrenza, come scrive qualcuno, c’è bisogno del massimo di impegno da parte di tutti».

Quali rischi ci sono in questa manovra correttiva?
«Non contesto la necessità di intervenire per correggere i conti anche se lo si fa per colpa del governo che ha sbagliato le previsioni e sottovalutato la crisi. Ma non è condivisibile una manovra di tagli pesanti, fatti senza equità, senza pensare allo sviluppo, all’innovazione, all’occupazione. Pagano i lavoratori pubblici e della scuola e anche del settore privato, pagano i lavoratori in mobilità che solo in parte potranno andare in pensione senza incappare nella finestra mobile. Pagano i cittadini perché i 10 miliardi tolti a regioni e comuni avranno come conseguenza una taglio ai servizi alle persone».

I ricchi se la cavano anche questa volta?
«Non pagano un centesimo i cittadini che guadagnano 150mila euro o un milione, che possiedono barche, patrimoni, case, ville. Non paga nulla l’impresa. Capisco la signora Marcegaglia che è entusiasta della manovra, ma dovrebbe pensare anche agli altri. In altri paesi il costo della manovra è pesante ma più distribuito e ci sono risorse per lo sviluppo».

Cosa le piace delle operazioni correttive in Europa?
«Il cancelliere Merkel taglia ma investe tantissimo nella scuola e formazione, nella ricerca. In Francia si punta a investire sulla politica industriale mentre qui in Italia non abbiamo nemmeno il ministro dopo le dimissioni di Scajola. Non viene destinato un centesimo al Sud, non c’è nulla per la crescita e l’innovazione e risultato sarà un ulteriore peggioramento della disoccupazione giovanile, la vera emergenza nazionale. La critica della Cgil alla manovra è radicale, vogliamo cambiarla totalmente».

In una congiuntura grave come questa sembra incredibile che i sindacati non abbiano una posizione comune.
«Ci troviamo in una situazione strana, mai vista. Cgil, Cisl e Uil hanno sempre detto che non si fa cassa con le pensioni, una posizione condivisa. Abbiamo sempre combattuto unitariamente per l’equità fiscale. E adesso, all’improvviso, scompare tutto. Cito solo questi campi in cui Cgil, Cisl e Uil hanno mantenuto una posizione unitaria, questa linea era il patrimonio di tutti. Ma adesso non li vedo più. C’è una regressione delle altre organizzazioni che non mi sarei mai aspettato, lo dico con il massimo rispetto perché ho una grande stima per Cisl e Uil. Oggi in Europa sono le grandi organizzazioni sindacali a combattere contro le ingiustizie e i tagli, sono i sindacati in prima fila in Grecia, in Spagna, in Francia, in Germania. Possibile che Cisl e Uil non vedano quello che sta accadendo?».

Almeno su qualche punto potreste trovare un’intesa?
«Lo spero. Almeno su qualche cosa si potrebbe fare una battaglia insieme, come il ripristino della contrattazione del pubblico impiego e scuola, lo sblocco del turn over nella scuola, misure di tassazione per le rendite finanziarie. Sarebbe il minimo sindacale, davvero».

Sulle pensioni sta passando una stangata nè discussa nè concordata.
«Portare a 65 anni l’età pensionabile è un danno e una beffa. L’alternativa c’è, l’ha proposta anche il pd: ritornare alla flessibilità uscita per uomini e donne, lavoratori privati e pubblici, pensando anche alla previdenza dei giovani. Ma è un tema da affrontare come una riforma invece Tremonti vuole solo fare cassa».

Intanto prosegue la ristrutturazione industriale, con altri tagli. Indesit chiude due fabbriche.
«Questa linea, purtroppo, continuerà perché dopo due anni di crisi profonda adesso le imprese passano alle ristrutturazioni più dure. E noi non abbiamo, lo ripeto, nemmeno il ministro dell’Industria. Ma è chiaro che le imprese non possono pensare di fare tutto da sole, senza pensare alle conseguenze delle loro scelte»

Il socialdemocratico Marchionne vorrebbe ridimensionare il diritto di sciopero per concedere la nuova Panda alla fabbrica di Pomigliano d’Arco.
«Sulla posizione della Fiat in questa trattativa ho un sospetto che non vorrei si avverasse. Marchionne vuole davvero farlo l’investimento? La trattativa, così come è stata impostata, sembra fatta per provocare reazioni negative. I fatti ci diranno quali sono le vere intenzioni della Fiat. La Fiom tratterà fino all’ultimo su flessibilità e produttività per mantenere la produzione e l’occupazione. Ma Marchione capisca che c’è un limite oltre il quale è complicato per tutti andare».

11 giugno 2010