DETTAGLIO NEWS DAL PROVINCIALE
30/05/2010 - UFFICIO STAMPA
A ottantanove anni dall’Eccidio di Passo Gatta.

                                                                                                               

  

Storia e rappresentazione nel ricordo dell’amministrazione e dei sindacati

 

Si da un nuovo abito la ricorrenza, la ottantanovesima, dell’Eccidio di Passo Gatta (29 maggio 1921 – 29 maggio 2010) ricordato oggi dall’amministrazione comunale e da CGIL,CISL,UIL con una presenza nutrita di giovani, quelli delle Rete del 25 aprile, e da un monologo dell’attore Enzo Ruta sul dramma di quel giorno da carneficina con sei uomini morti e quattro feriti per mano fascista quando l’essere socialisti e lottare e manifestare per un domani migliore era ragione da sopprimere con la mano armata.

Il concentramento dei partecipanti inPiazza San Giovanni, presenti il Sindaco, assessori, consiglieri comunali, i rappresentanti sindacali delle tre sigle storiche, presente il segretario generale della CGIL di Ragusa Giovanni Avola,  il parlamentare regionale Riccardo Minardo, i giovani della “Rete 25 aprile”, e gente comune che per un dato anagrafico hanno avuto testimonianze dirette di quel giorno da dramma.

Un corteo si è mosso per Corso Principessa Maria del Belgio sino a raggiungere la lapide che ricorda quel 21 maggio del 1921 dove i CGIL,CISL, UIL hanno deposto  una corona d’alloro.

Poi “U CUNSULU”  in piazza 29 maggio 1921 sotto la statua bronzea che simboleggia quella giornata, il Sindaco ha deposto una corona a nome della Città mentre il prof. Giancarlo Poidomani, ha illustrato il l’accadimento di quei fatti, tra cronaca e testimonianza, di quel giorno contestualizzandone il quadro storico che indica, sullo sfondo, la lotta tra l’aristocrazia del grande latifondo e  la classe operaia per la conquista di un posto di lavoro  con le terre da coltivare. E furono quei latifondisti, uomini legati ad interessi consolidati e al potere, ad armare la mano degli assassini.

E di quell’eccidio l’attore Enzo Ruta ha interpretato un monologo“ Quel giorno di Turiddu Ciaramunti”con gli occhi e l’anima di un uomo, allora venticinquenne, che visse quei momenti in presa diretta in un caos fatto di spari, fughe, sangue e morti sul selciato. E infine con le responsabilità di nessuno. Quegli assassini, a quasi novanta anni da quella carneficina, non hanno ancora un volto. Un nome e un cognome. Forse la colpa fu solo di quei “socialisti scalmanati che osarono manifestare per la conquista di un tozzo di pane” come sentenziò ironicamente Turiddu Ciaramunti… .

 Marco Sammito