DETTAGLIO NEWS DAL PROVINCIALE
03/12/2009 - UFFICIO STAMPA
Intitolazione Cdl di frigintini a Angelo Sigona a 41 anni di quei tragici fatti

Nella storia del sindacato le impunità dell’eccidio di Avola. Necessaria la caduta del segreto di Stato perché giustizia sia fatta.

La caduta del drappo rosso sulla targa di intitolazione con un gesto della sorella di Angelo Sigona, Graziella, ha intitolato ieri sera la Camera del Lavoro della popolosa frazione modicana al 25enne bracciante agricolo originario di frigintini, uno dei due morti dell’eccidio di Avola.

La cerimonia di intitolazione ha avuto nell’anteprima un momento di articolata riflessione nei locali del centro sociale, gremito in ogni ordine di posti, dove la serata si è aperta con uno straordinario report dell’epoca “ I giardini di Avola” di Sergio Zavoli e andato in onda a pochi giorni dai funerali di Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia riportando indietro del tempo, rivalutandoli non solo la perizia e l’acume di un mestiere ma le parole e volti che oggi danno ancora il senso autentico della tragedia intesa come epilogo dell’ultima grande sfida dello Stato del tempo contro le rivendicazioni sindacali

E’ su questa via si sviluppa la nota storica del prof. Rosario Mangiameli, ordinario di storia contemporanea dell’Università di Catania che punta sul contesto per capire le trasformazioni della società del tempo, di cui oggi rimangono alcuni assunti come la figura del caporale, amico del committente agrario che è colui che sceglie chi mandare a lavorare bypassando gli uffici del lavoro e questo accade ancora, in Sicilia, in Calabria e in Campania, nel bracciantato extracomunitario e altre come le gabbie salariali che vorrebbero perpetuarsi, che trovano nella svolta dello sviluppo industriale in Sicilia una radicale cambiamento ( nel 1960 la manodopera dell’industria supera, grazie alla Sincat di Priolo, quella dell’agricoltura) che così rapido e profondo che si ebbe, allora, una difficoltà di lettura, anche nella sinistra più avveduta, di quello che stava accadendo.

I fatti di Avola e il suo epilogo tragico vanno ricomposti in una clima di sfruttamento dei braccianti e nella discriminazione dei riconoscimenti salariali e normativi troppo riposte alla discrezionalità degli agrari. Dopo il saluto del Sindaco di Avola, Antonino Barbagallo e del vice sindaco di Modica, Enzo Scarso, Nicola Colombo, segretario della Cdl di Modica, ha dato una lettura generazionale dell’evento. Frutto dei racconti di quanti furono presenti e conviventi di quel dramma che oggi costituisce, al di là dei fatti della contestazione giovanile, che segnò il contatto sociale più stretto tra lavoratori e studenti e dell’autunno caldo del ’69, uno dei momenti fondativi dello Statuto dei lavoratori che sarebbe nato nel 1970.

Su scala locale la storia della Camera del Lavoro di frigintini, raccontata con i ricordi di Saro Viola, si connette alla separazione storica del PCI dalla CGIL intese come entità a se stanti. Siamo al 1974 e quella CDL è stata sempre considerata un avamposto importante e frequentato da braccianti, dalle donne lavoratrici, dai giovani in cerca di occupazione e testimone di vertenze storiche come la conquista della  Cassa Mutua, del libretto sanitario. L’Iinca, il patronato della CGIL, ha reso possibile con i suoi fondi l’acquisto della sede.

L’eccidio di Avola, per Antonio Riolo segretario regionale della CGIL, si collega ad altri drammi consumanti per il riconoscimento dei diritti del lavoro e sulla emancipazione della classe lavoratrice, basti pensare a Portella delle Ginestre. Anche lì, come ad Avola, le pietre diventano il simbolo non dell’offesa  ma delle parole gridate e della rivendicazione, delle lacrime per i morti ammazzati.

Il peso storico sindacale dei fatti di Avola sta tutto nel cambiamento che essi provocarono.

Enrico Panini, responsabile nazionale dell’organizzazione della CGIL ne elenca qualcuno come la smilitarizzazione delle forze di polizia dopo quella tragedia, la svolta nell’idea di una contrapposizione cruenta tra lo Stato e le forze del lavoro, la conquista delle legge 300 ovvero lo Statuto dei Lavoratori. La storia della Sicilia, per Panini, non è stata del tutto negativa. Ha segnato la storia sindacato e la camera del lavoro di frigintini, intitolata a Angelo Sigona, racchiude in se il senso della memoria collettiva.

Rimane sullo sfondo l’ultima e irrisolta tragedia di quell’eccidio. Panini ha invitato tutti a far partire un movimento di opinione perché su quei fatti cada il segreto di Stato per consentire  alla giustizia di fare il suo corso e garantire alle famiglie dei morti e dei feriti, al sindacato e a quanti quel giorno vissero della tragedia una sentenza che faccia piena luce su mandanti ed esecutori materiali dei delitti e cancellare le impunità che quell’eccidio si trascina ancora dietro.

Il segretario generale della CGIL di Ragusa Giovanni Avola ha annunciato la pubblicazione degli atti della serata come momento di raccolta delle memorie e celebrativo della intitolazione.